Via Po, 9 00198 Roma
0685301100
ass.risveglio@associazionerisveglio.it

Termini specifici

Coscienza

Viene convenzionalmente definita come “consapevolezza di sé e dell’ambiente” (F. Plum e Posner, 1977) ovvero quel processo psico-fisiologico complesso che si manifesta con uno stato di consapevolezza che ha l’individuo della propria identità, della propria situazione percettiva ed emozionale, del proprio passato e del proprio futuro. Per essere cosciente nono basta aver gli occhi aperti, ma serve l’integrità di tutte le funzioni mentali.

Stupor

Condizione di sonno profondo o di non responsività dalla quale il paziente può essere risvegliato solo con forti stimoli.

Coma

Condizione clinica temporanea che si manifesta a causa di molteplici tipi di danno cerebrale, strutturale o metabolico, focale o diffuso, caratterizzata da:

  • occhi chiusi
  • assenza di coscienza
  • non rispondenza agli stimoli con immobilità
  • incapacità a risvegliarsi o ad essere svegliato

Comporta l’abolizione della coscienza e delle funzioni somatiche (motilità, sensibilità, espressione e comprensione verbale) associate ad alterazioni, talora marcate, del controllo e della regolazione delle funzioni vegetative o vitali (respirazione, attività cardiaca e pressoria) e della vita di relazione. Le uniche risposte che si possono ottenere, più o meno alterate a seconda dei casi, sono di tipo riflesso. L’elettroencefalogramma (EEG) può presentare quadri molto diversi.

Coma depassé o coma irreversibile

Si parla di “coma irreversibile” quando si ritiene che le lesioni che provocano il coma sono così gravi da non poter essere recuperate. Si basa, dunque, su un giudizio clinico, e questo non ha nulla a che vedere con la morte cerebrale, poiché, pur essendo venuta meno definitivamente la coscienza, le funzioni vitali del cervello rimangono e i pazienti in tali condizioni possono sopravvivere. Inoltre quello di “coma irreversibile” è un giudizio clinico e come tale non infallibile: può accadere, anche se raramente, che un coma ritenuto irreversibile venga in realtà recuperato. È su casi di questo tipo che di solito si scatenano impropriamente i media.

Morte cerebrale

La “morte cerebrale” è uno stato in cui sono cessate irreversibilmente tutte le funzioni cerebrali, dell’encefalo e del tronco, cioè non solo la coscienza, ma anche le funzioni vitali come la respirazione e l’attività cardio-circolatoria nonché le funzioni organiche integrative fondamentali.

Viene diagnosticata utilizzando, anziché parametri cardiologici, dei parametri cerebrali che permettono di anticipare la diagnosi di morte ad una fase in cui il processo di morte, pur coinvolgendo irreversibilmente l’organismo del paziente, non ne ha ancora bloccato pienamente i singoli organi. L’irreversibilità del processo di morte deve essere testimoniata da una specifica Commissione che valuta il paziente per un periodo di osservazione stabilito dalla Legge.

Una volta attestato lo stato di morte, e previo consenso dei familiari, il paziente può essere candidato al prelievo di organi ai fini del trapianto, un gesto di generosità sociale da tutelare, e l’organo deve essere mantenuto in condizioni di perfusione ottimale anche post-mortem, al fine di garantirne le migliori condizioni possibili.

La diagnosi di “morte cerebrale” non è esclusivamente finalizzata al prelievo degli organi, ma consente di interrompere l’erogazione di prestazioni sanitarie ad altissimo costo socio-economico in soggetti deceduti.

A differenza della morte clinica, che corrisponde all’assenza di alcuni segni vitali (ad es. battito cardiaco) ed è potenzialmente reversibile, la morte cerebrale corrisponde alla morte effettiva dell’organo cervello, diagnosticata in modo adeguato, e non è reversibile. La confusione nasce dal fatto che talvolta si continua ad usare come criterio di morte l’arresto cardiaco, che è reversibile, anziché la cessazione delle funzioni vitali dell’encefalo, che è irreversibile. I criteri di Harvard, condivisi in tutto il pianeta 40 anni fa, definirono infatti la morte non più sulla base dell’arresto cardiocircolatorio ma su parametri cerebrali e sono il cardine sui cui si basano le legislazioni di tutto il mondo occidentale.

Sindrome locked-in o sindrome “da incarceramento”

È una sindrome di de-efferentazione, ovvero quella condizione in cui, per un danno cerebrale, si manifesta l’impossibilità della fisiologica attività delle vie motorie, da cui deriva l’immobilità assoluta ad eccezione di quella oculare, con coscienza conservata e chiara consapevolezza di sé e dell’ambiente. Nella fase acuta è molto difficile la valutazione cognitiva ed emotiva del paziente a causa di fluttuazioni della vigilanza e movimenti oculari inconsistenti e facilmente esauribili.

Mutismo acinetico

Fase in cui l’individuo mantiene delle facoltà mentali ma a basso livello, spesso elementare, con grave rallentamento o grande inerzia psico-motoria che lo rende apatico, prevalentemente immobile. Il quadro clinico si presenta caratterizzato da:

  • acinesia (tendenza alla scarsa o nulla mobilità)
  • perdita del comportamento sul piano motivazionale ed emotivo (sindrome apatica-ipopercettiva)
  • percezione alterata ma non abolita